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La Misericordia di fine ‘800

Il testo è liberamente tratto dal volume del 1987 “La Misericordia di Anghiari – Una lunga vita per gli altri” di Loris Babbini e Alberto Benedetti.

L’assidua attività sociale, svolta dai confratelli e dalle consorelle della Misericordia, trova, nella seconda metà dell’800, la sua normativa nel “Regolamento per i servizi di beneficenza” (24 agosto 1855).

Art 1 – Gli iscritti alla Confraternita di Misericordia, fino dal giorno della loro accettazione, sono vincolati dai relativi doveri che pesano nella coscienza, considerato che chi cerca diritti e privilegi in un’associazione qualunque, deve pure sentire nell’animo il senso della soddisfazione, come il peso degli oneri.

Questi i doveri:

  • mantenersi cittadino moralmente corretto, educato ed onesto;
  • contribuire con tutte le sue forze fisiche e morali al conseguimento dei fini della Pia Istituzione;
  • compiere e far compiere buone opere nei limiti del possibile;
  • cooperare e tenere alto il prestigio, il decoro della Istituzione e vive e feconde le sue opere di carità;
  • procurare nuovi confratelli e nuove consorelle alla Pia Istituzione;
  • corrispondere con tutto lo zelo alla propaganda educativa del sodalizio e alla istruzione sanitaria che sarà impartita a cura dell’Istituzione;
  • zelare ed aiutare l’interesse economico generale dell’Istituzione; cooperare con rispetto e l’obbedienza ai superiori e con l’aiuto reciproco ispirato ai sentimenti di carità cristiana, al mantenimento della unione fraterna tra tutti gli iscritti da formare un cuor solo per conseguimento del bene;
  • escludere nell’interesse della Pia Istituzione, nel disimpegno dei servizi e di tutte e singole le attribuzioni, qualunque animosità o turbamento personale.

Art. 2 – A forma dello Statuto della Confraternita con l’opera manuale dei confratelli deve provvedersi:

  • al trasporto dei malati e dei feriti all’ospedale e da questo alle abitazioni rispettive, o da una casa all’altra, secondo il bisogno;
  • al trasporto dei cadaveri alla Chiesa e dalla Chiesa al cimitero, secondo le prescrizioni e consuetudini relative;
  • all’assistenza in famiglia dei malati con veglie notturne e con mute di letto.

Art 3 – I confratelli di età inferiore ai 55 anni compiuti, non legittimamente impediti, dovranno soddisfare alle opere di carità descritte nell’art. 2 e compiere almeno un quinto dei servizi, dietro il suono della campana, o dietro avviso collettivo, o fatto in qualsiasi modo per disimpegno del trasporto malati dalla campagna con vettura o con carro lettiga a cavallo.

A questa attività, alla stima che ne deriva per l’associazione, fa riscontro l’alto numero di adesioni alla Confraternita, considerevole rispetto alla modesta entità della popolazione residente nell’agglomerato cittadino.

L’anno 1870, circa 7 anni dopo che l’Opera Pia è stata eretta a Ente Morale, essa conta 212 confratelli e 107 consorelle: 30 anni dopo, sono 343 confratelli e 152 consorelle (Ruolo 1901).

Di particolare interesse sono i seguenti dati e fatti che danno la dimensione della funzione civile che viene svolta nel campo della sanità, dell’assistenza e della beneficenza. Nel 1873 sono effettuati n. 22 trasporti con lettiga a ruote (con tiro a cavallo ), tra i quali 2 per casi fortuiti di gravi lesioni riportate in rissa. Con lettiga a spalla sono trasportati all’ospedale 25 malati del paese e dei dintorni; 6 cadaveri di confratelli sono accompagnati alla Chiesa e al cimitero oltre tutti i deceduti della Parrocchia di Anghiari nel numero di 58.

Sono effettuate 30 nottate agli infermi fra le quali alcune all’ospedale allo scopo di dare riposo ai “serventi” ospedalieri, 6 mutature con biancheria propria delle famiglie, essendo state soppresse, dopo la fondazione dell’ospedale, quelle con la biancheria della Confraternita. Sono distribuiti 40 sussidi per L. 64,50, devoluti agli infermi nelle visite domiciliari, provenienti da questue settimanali.

Una statistica, che prende in considerazione un arco di tempo di circa 40 anni (1878-1922), ci può far comprendere l’importanza che hanno certe fondamentali opere dell’attività della Misericordia.

ATTIVITA 1878 1881 1891 1894 1895 1898 1899 1902 1902 1906 1907 1910 1911 1914 1915 1918 1919 1922
Trasporto malati con lettiga a ruote traino con cavallo 103 121 124 103 668 79 203 332 162
Trasporto con lettiga a spalla o traino a mano “di volata” 41 36 37 31 89 87 101 104 127
Trasporti funebri di iscritti ed aggregati 55 45 42 35 48 43 39 40 48
Trasporti funebri di non iscritti, né aggregati 269 201 187 186 175 186 153 274 103
NUMERO DEI SERVIZI SVOLTI IN MEDIA QUADRIENNALE
N.B.: Per gli anni dal 1882 al 1890 non si conoscono elementi attendibili per poter desumere dati dei vari servizi svolti dalla Confraternita.

I due più importanti servizi della Confraternita sono senz’altro quelli del trasporto delle salme al cimitero, del trasporto e dell’assistenza degli ammalati.

I trasporti al cimitero urbano dei deceduti nella zona del paese vengono effettuati senza alcun compenso, da parte della squadra fissa di otto portamorti oltre ad un altro confratello, detto il “crocifero”, per portare la Croce, insegna della Misericordia. Gli otto “portamorti”, su istanza presentata dagli stessi interessati, per concorso riservato agli iscritti alla Fratellanza, vengono eletti a votazione segreta dal Magistrato che annualmente ne riconferma le nomine. In seguito, nel 1886, per l’opera svolta, viene corrisposto loro una quasi simbolica quanto lieve ricompensa di 80 centesimi, che però non vuole rappresentare alcuna forma di salario. Per antica tradizione le salme dei non iscritti alla Misericordia vengono AGGREGATE alla stessa. Con tale aggregazione il defunto viene incluso in ogni suffragio al pari degli stessi iscritti defunti, ricordati e suffragati nelle circostanze e nei modi conformi alle norme statutarie della Compagnia.

L’”aggregazione” delle salme viene concessa dietro l’offerta alla Confraternita di 6 libbre di cera – ovvero di 6 ceri di pari peso – da parte di chi ne fa richiesta. Detta forma di offerta viene poi sostituita con il versamento di 12 lire, in seguito alla avvenuta constatazione che, “con l’andar dei tempi, i ceri donati spesso resultano, per invalso abuso, di dubbia qualità”.

Questa attività è al centro dell’attenzione del Magistrato della Misericordia e vede la partecipazione di tutti i confratelli. Ne è conferma una deliberazione dell’8 dicembre 1886, con la quale si fa presente che l’Istituzione, oltre al progetto già redatto per il trasporto dei defunti, si ritiene pronta ad elaborare con l’amministrazione comunale anche un progetto per la tumulazione delle salme e per la custodia dello stesso cimitero. Il Comune, da parte sua, con l’accettazione del progetto di trasporto, stanzia 90 lire all’anno da destinare all’ente organizzatore del servizio. Infatti dieci lire annue vengono corrisposte a ciascun portamorti e al crocifero.

Per quanto riguarda la tumulazione e la custodia del cimitero urbano, non emergono elementi che possano chiarire a che livello giungono le trattative con l’Amministrazione Comunale. Si può solo dire che analoghi contatti, risultati comunque senza conclusione, intercorrono anche oltre mezzo secolo dopo, anch’essi tesi alla custodia e alla gestione cimiteriale locale da parte della Misericordia.

Nuove prescrizioni igieniche portano nel 1895 ad un aggiornamento del mezzo di trasporto dei defunti. Viene fatta costruire dalla Misericordia, a proprie spese, dal falegname Giuseppe Gignoli una “bara con portacassa”, per le salme già chiuse nella cassa funebre, da trasportare a spalla dalla squadra dei portamorti.

Dopo l’apertura dell’Ospedale della Misericordia, il trasporto degli ammalati viene effettuato con la lettiga a ruote (a traino animale) e con un piccolo carro lettiga sempre a ruote (così detto di “volata”) da spingersi a mano, in alternativa con l’uso di una portantina a spalla.

Per la lettiga trainata dal cavallo viene impiegato un vetturale, quale è corrisposto un compenso fissato per singolo trasporto. Ma per un “ripensamento” del Magistrato, questo trattamento ha termine: il Governatore nella seduta del 29 marzo 1885, “nella constatazione che con la costruzione della ferrovia Arezzo-Fossato, si sono considerevolmente aumentate le pretese dei vetturali”, suggerisce di dare in appalto questo servizio per L. 70, quale cifra da stanziare nel bilancio per l’esercizio 1885; ma “qualora non vi sia stato nessun concorrente, deve fare richiesta al Comune per un maggiore contributo rispetto quello finora corrisposto per il trasporto dei malati poveri (termine questo riferito agli ammessi a godere dei medicinali gratuiti da parte dello stesso Comune)”. Così il Magistrato delibera di dare in appalto il servizio in via provvisoria e a titolo d’esperimento, al vetturale Carlo Tenti per il 1885-86, delegando il Governatore a stipulare il relativo contratto.

Certo non si tratta di un trasporto semplice per i vetturali e comodo per gli ammalati. Al Tenti succedono altri in quest’incarico: Paolo Morellini, Mattia Alterini e, in questo secolo, Zeffiro Nevosi, Acquisto Acquisti, Domenico Gasperchi detto “Tempo”, Silvio Pierantoni detto “Gigi nero” e altri ancora.

Al trasporto, poco agevole e talvolta lontano, è strettamente connessa l’assistenza degli ammalati. Dal “Resoconto morale annesso al Conto Finanziario dell’esercizio 1904” si apprendono interessanti notizie su questo argomento.

Il Magistrato, con deliberazione 19 giugno 1904, provvede anche che i convalescenti o ancora malati dimessi dall’ospedale siano, dietro richiesta, riportati alle loro abitazioni, per cui “dal 11 luglio al 3 1 dicembre sono eseguiti 17 trasporti, alcuni dei quali in località le più distanti dal capoluogo”.

Non dissimile per intensità risulta l’attività svolta dalla Misericordia nel successivo esercizio 1905, secondo quanto è stato annotato nel “Rendiconto Morale annesso al conto finanziario” corrispondente:

La lontananza è in certi casi aggravata dalle condizioni atmosferiche nel rendere il servizio difficile e impegnativo. In seduta Magistrale il Governatore rende noto “che il giorno 25 febbraio 1909, in località denominata la Cicogna, il colono Ghignoni Simone si ferì con arma da fuoco e una numerosa squadra di confratelli, ad onta che fosse caduta molta neve e ancora ne cadesse copiosa, si portò in detta località per trasportare il ferito all’ospedale. Il servizio fu oltremodo faticoso, ma riuscì ben fatto ed ordinato, dimodoché propone un ENCOMIO SOLENNE ai confratelli che presero parte a quel servizio”.

Il Magistrato si associa unanime alla proposta del Governatore e delibera l’encomio solenne ai confratelli della brigata, da pubblicare nell’Assemblea d’imminente convocazione.

Il trasporto degli ammalati all’Ospedale, forse l’opera più impegnativa dell’Istituzione, viene svolto come abbiamo visto, oltre che con la lettiga a cavallo, con la lettiga a spalla, a volte anche con quella a ruote spinta a mano, come avveniva già nei primi tempi della costituzione della Compagnia. I pezzi del suo piccolo “museo” e le risultanze di una attenta ricerca nei suoi inventari, ci chiariscono qual è la dotazione dei mezzi, con i quali la Misericordia, ancor prima di un secolo fa, fa fronte a questo particolare servizio.

Da un inventario dell’anno 1819 risulta:

Nell’inventario redatto in data 20 agosto 1846 risulta annotato:

La stessa lettiga figura riportata nell’inventano redatto il 12 giugno 1857.

Nell’inventario dell’anno 1872 si trova:

Nel 1892 – 20 anni dopo – si ritrova una sola delle lettighe suddette, quella ancora in uso, descritta “con arcuccio e guanciale incerati e valore di L. 20”.

La LETTIGA A RUOTE a trazione animale, la stessa descritta sopra, si trova nella rimessa di Gervasio Giabbanelli, probabilmente al Terrato.

Questi ultimi mezzi si ritrovano negli inventari del 1896 e del 1901, ma con le più complete seguenti descrizioni:

In un appunto statistico si legge la seguente attività svolta da quest’ultimo mezzo nell’arco decennale 1894-1903:

Nell’anno 1903, in aggiunta ai soliti mezzi, il servizio trasporto ammalati, viene dotato di un più moderno attrezzo con l’entrata in uso di “un carro lettiga, di sistema cardanico, a ruote con tiro a mano”, nuovo, costruito dalla ditta Trinci di Pistoia, per il prezzo di L. 900. È terminato di pagare nell’esercizio 1906.

In conseguenza dell’avvenuto potenziamento del servizio dei trasporti, il Magistrato, con una deliberazione del 4 aprile 1903, decide:

La porta in questione viene ampliata nello stesso anno, tanto da poter consentire il solo passaggio del carro lettiga. Per agevolare il servizio si provvede alla fornitura di 10 mantelline per le squadre che effettuano il trasporto dei malati.

Ma a diluire tante entusiastiche lodi per il “prodigioso progresso di perfezione meccanica” del nuovo carro lettiga, presto emerge la convenienza di doverlo alienare, per la constatazione che purtroppo rimane quasi sempre inoperoso a causa della sua mole e pesantezza, si che spesso non può essere adoperato nei servizi di soccorso, stante la viabilità del Comune di Anghiari prevalentemente costituita da strade in salita, per cui per compiere un servizio occorrono non meno di una dozzina di uomini. Detto carro non si presenta neppure utilizzabile a eventuale trazione animale tanto che viene venduto nel corso dell’esercizio 1916 al Municipio di Sulmona, quale maggiore offerente, per il prezzo di L. 600, somma questa da rinvestire nel prossimo acquisto di un carro lettiga a trazione animale.

Indubbiamente delusa dalla mal riuscita del nuovo carro lettiga, la Confraternita vuole poter disporre di un mezzo più adeguato, soprattutto più adattabile alla realtà della viabilità dell’abitato e delle zone anghiaresi limitrofe. Compare quindi il nuovo “piccolo carro lettiga con ruote a gomma”, detto di “volata”, prodotto dalla Ditta De Maria, a traino a mano, di facile manovra e adatto al transito in qualunque strada carreggiabile. A questo fine viene aumentato di L. 160 lo stanziamento della corrispondente voce di bilancio dell’esercizio 1909.

La vecchia lettiga, quella con l’”arcuccio”, già operante nel 1872, si suppone sia caduta in disuso stante le sue “mediocri” condizioni, come risulta essere stata inventariata nell’anno 1914. Sempre presente nei verbali di consegna dei materiali dell’Istituzione, a firma dell’attivissimo confratello GIUSEPPE POLVERINI, allora giovane Provveditore, si può pensare che sia stata demolita posteriormente a questa data o comunque alienata.